Ricordo ancora il giorno successivo al mio 41-esimo compleanno, a Praga, dove si svolse uno dei primi meeting di RIPE che fosse tenuto fuori dalle sedi istituzionali (NIKHEF adAmsterdam, CERN a Ginevra, al più ETH a Zurigo). Eppure sono passati quasi trent’anni.
Era il 25 gennaio, e l’istantanea che è impressa nella mia memoria mi vede mangiare una salsicciaabbrustolito su un piattino di carta (la qualità della carne nella Repubblica Ceca post-caduta del muro era a dir poco mediocre), seduto davanti a un terminale stile anni ’80 (quelli a fosfori verdi, 24 righe di 80 caratteri alfanumerici), nella pausa di mezzogiorno del meeting.Il giorno prima avevamo tenuto il consueto incontro del “EUnet Exec Meeting” (il direttivo di EUnet in cui avevo il ruolo di tesoriere). Il nostro anfitrione era Milan Sterba, che aveva organizzato tutta la serata, compresa la cena sul lungofiume, durante la quale Glenn Kowack e Michael Nowlan, general manager il primo e presidente di EUnet il secondo, avevano improvvisato un piccolo regalo per il mio compleanno, avendo scoperto all’ultimo minuto della coincidenza di data.
C’era stata poi la sorpresa finale: un’ascesa alla collina del Castello passando attraverso sentieri e scalinate nel buio quasi completo, per affacciarsi infine sulla piazza della cattedrale di San Vito, tutta illuminata. Un momento davvero magico, che avrei voluto condividere con Graziella.
Era un passaggio importante nell’evoluzione di EUnet: grazie all’attivismo a 360 gradi di Glenn, si stava trasformando in una impresa a tutti gli effetti: era sempre un’impresa sui generis, basata ancora molto sul volontariato e sulla collaborazione, ma non era più la EUnet spontaneistica di Piet Beertema e di MCvax.
In Europa il mondo delle reti stava cambiando. Era finalmente partito quel grandioso progetto consociativo che fu Ebone, e di questo si sarebbe parlato al meeting di RIPE; erano in corso d’opera accordi e interscambi tra le diverse anime (accademiche e imprenditoriali) e le diverse reti (della ricerca, cooperative, le prime imprese for-profit); Glenn cercava di mettere lo zampino dappertutto, difendendo la posizione di EUnet e consentendoci così di giocare un ruolo, se non da protagonista, almeno da comprimari, pur sapendo di poter contare su un budget veramente risicato in confronto alle disponibilità delle varie reti della ricerca dei diversi Paesi europei.
Un altro capolavoro che aveva la sua firma era stato compiuto alla fine del 1992: su suo suggerimento, il comitato direttivo di EUnet aveva costituito una “EUnet ltd”, con sede provvisoria in Irlanda e un capitale di 30 sterline. L’operazione aveva lo scopo di mettere in moto la separazione di EUnet dalla gestione della associazione europea EurOpen (nuovo nome di EUUG, European UNIX Users Group) che fino ad allora poteva sostenere che la rete fosse una sua creatura, anche se ormai essa aveva un budget annuale che era di gran lunga maggiore di tutte le altre attività dell’associazione (“the tail wagging the dog” come ripeteva spesso Glenn). Messa davanti al fatto compiuto EurOpen aveva abbozzato ed era stato messo in movimento il processo di migrazione dalla gestione amministrativa dell’associazione, fino ad allora basato in Inghilterra, alla nuova segreteria gestita da personale assunto da Glenn ad Amsterdam.
Nel mio nuovo ruolo di tesoriere all’interno dell’esecutivo di EUnet, seguivo con attenzione tutto quanto riguardava i conti economici e la finanza; per dare l’idea, il budget di EUnet per il 1993 non arrivava a 1 milione di Euro (valuta allora puramente fittizia, ancorché con cambi riconosciuti con le diverse monete europee). Se mi dilungo in questa nota di strategia d’impresa è per un motivo che diventerà evidente verso la fine di quel fatidico anno 1993.
Tornando al quella salsiccia immangiabile, mi trovavo davanti al terminale, connesso sui calcolatori di Genova di IUnet, ovviamente attraverso Internet, tramite linee di trasmissione talmente lente che solo pochi caratteri al secondo potevano essere trasmessi o inviati. Ed ero molto arrabbiato, perché invece di partecipare ai lavori del meeting, o ascoltare Glenn Kowack trattare da pari a pari i grandi papaveri delle reti della ricerca europea, dovevo risolvere un blocco al software del nodo di Genova, che aveva smesso di funzionare correttamente (ed automaticamente, come avrebbe sempre dovuto fare!). Sì, perché tra i miei compiti di “responsabile” della rete IUnet c’era anche quello della messa a punto e della manutenzione del software…
Ho un vago ricordo del problema che dovetti affrontare con mezzi di fortuna da Praga: doveva trattarsi di un blocco dell’intero sotto-sistema di smistamento delle comunicazioni via UUCP (“Unix-to-Unix-Copy”, il software per far comunicare i sistemi UNIX tramite linee modem molto, molto lente). Il sistema era piuttosto farraginoso e complesso, con programmi che si attivavano automaticamente con cadenza periodica e comunicazione tra i vari moduli che avveniva tramite files depositati in apposite directories. Ricordo che capitava ogni tanto che tutto rimanesse bloccato, a volte anche per ore o un intero week-end, quando, per una interruzione di corrente elettrica, qualche file temporaneo di lock non veniva cancellato correttamente. Probabilmente tutto questo è blah-blah da programmatori, di nessun interesse se non per pochi vecchi programmatori nostalgici; quello che era importante, in quella occasione, era la constatazione – con conseguente arrabbiatura – che il nodo principale della rete UNIX italiana poteva andare in tilt in modo poco rilevabile e ancor più difficilmente riparabile, solo per la mancanza di un piccolo UPS, un gruppo di continuità che impedisse le interruzioni improvvise dell’alimentazione a 220 V!
A distanza di una decina di anni, a seguito di qualche conversazione con Stefano Quintarelli, avrei potuto avanzare anche un’altra ipotesi per i problemi tecnici che fui costretto ad affrontare in condizioni così disagevoli. Questo perché avevo il ricordo di comportamenti davvero strani e non chiaramentespiegabili dei server di IUnet, visti da remoto.
Pare infatti che in quel periodo fossimo oggetto delle “attenzioni” del gruppo del Miners, alcuni vivaci studenti della Statale di Milano; un buco di sicurezza della nostra workstation SUN che era connessa in rete locale (con il software di gestione finestre X11, per chi ancora si ricorda di che cosa fosse) – un buco che non avrebbe dovuto esserci, se fossimo stati più accorti! – permetteva a quei birichini di “vedere” in tempo reale tutto quello che stavamo facendo sui nostri sistemi, sempre via Internet passando attraverso mezza Europa, ovviamente.
Ritornai da Praga di umore assolutamente nero, e mi appuntai tre “risoluzioni per l’anno appena iniziato”:
- tornare a Praga per un weekend con la moglie, per visitare e apprezzare una bellissima città che avevo appena intravisto;
- irrobustire i sistemi “always-on” di IUnet con un gruppo di continuità;
- far uscire IUnet dall’ambito accademico-volontaristico e trasformarla in un’impresa vera e propria.
E fu così che tutto ebbe inizio, anche se poi nessuna delle mie risoluzioni si realizzò completamente. Non potevo saperlo, mentre decollavo da Praga per tornare a casa, ma quello fu il momento in cui la mia vita prese una svolta, anzi “La Svolta”.